Skip to main content
News

Recupero del kiwi in Europa. Il frutto a polpa gialla permette all’Italia di tenere la leadership europea

By 21 Settembre 2020No Comments

Il 39.mo incontro IKO (International Kiwifruit Organization), che avrebbe dovuto tenersi in Nuova Zelanda, è stato organizzato quest’anno in videoconferenza, nelle giornate 16 e 17 settembre, offrendo comunque una buona opportunità di scambio e confronto sulla coltura del kiwi. Hanno partecipato le delegazioni di Nuova Zelanda, Cile, Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Francia. Per l’Italia ha partecipato CSO Italy, socio dell’IKO, insieme ad una nutrita presenza di associati: Agrintesa, APO Conerpo, Consorzio Jingold, Frutta C2, Naturitalia e Spreafico.

Tra gli argomenti principali discussi, le previsioni di produzione dell’Emisfero Nord, che vedono in Europa una produzione stimata in circa 707 mila tonnellate, il 6% in più sullo scarso 2019. Rispetto all’anno precedente è prevista un’offerta in Italia in lieve incremento, con circa 327 mila tonnellate, che segna un +3% su un 2019 deficitario. Cresce anche l’offerta della Grecia, che si porta a quasi 272 mila tonnellate, +10% rispetto alla stagione passata. Segno positivo anche per Portogallo e Spagna, mentre sembra flettere del 6% la produzione in Francia.

Per quanto riguarda l’Italia, la crescita è dettata dallo sviluppo del kiwi a polpa gialla, che quest’anno dovrebbe raggiungere le quasi 80 mila tonnellate, segnando un +35%, grazie anche ai nuovi impianti che entrano in produzione, mentre per il verde si prevede ancora una volta una riduzione della produzione, pari al 4% rispetto al minimo storico dell’anno precedente, a causa dei danni da gelo, della perdita di superfici del kiwi verde dovuta in particolare alla moria delle piante e danni da asfissia radicale che incidono anche selle rese produttive delle piante.

La moria delle piante è un fenomeno che si è diffuso a partire dal 2012 nella zona del Veronese, per poi interessare altre importanti aree di coltivazione del kiwi, come il Piemonte, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia; ma la presenza recentemente è segnalata anche in Calabria, Campania e Basilicata. E’ senza dubbio un fenomeno molto preoccupante, che sulla base delle stime di CSO Italy dal 2012 ad oggi ha interessato circa 4.500 ettari che oggi non sono più produttivi, senza considerare le superfici a kiwi che si trovano in uno stato di sofferenza, con rese ben lontane dal potenziale.

Sul piano commerciale l’occhio è puntato sulla Grecia, che negli anni ha visto crescere i propri impianti fino a raggiungere quest’anno quasi 11 mila ettari di kiwi in produzione, con quantità dunque destinate a crescere anche in un futuro prossimo.

A seguito del COVID-19 sono state segnalate da tutti i partecipanti buone richieste del mercato.